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Il mio parto durante il Lockdown

Ho sempre raccontato del mio parto durante il lockdown di aprile 2020, adesso a distanza di 11 mesi la situazione non sembra così diversa e penso a tutte quelle mamme che stanno per incontrare i loro figli adesso senza avere qualcuno accanto durante il travaglio, durante il parto ma anche dopo, quando avranno bisogno che qualcuno si prenda cura di loro. Vi parlo della nostra esperienza: quando a marzo iniziò il lockdown a me mancavano 5 settimane al termine, avevo finito le visite in ospedale, ricordo che mancava solamente Il classico incontro con l’anestesista per firmare i moduli per un eventuale cesareo o per l’epidurale eventualmente; una settimana dopo mi recai a quest’ultima visita all’ospedale di Udine, che avevo scelto io per il parto poiché estremamente preparati ed attrezzati per i neonati, era la prima volta che uscivamo di casa da quando era iniziato il lockdown, era tutto così surreale, le strade della nostra isola erano deserte, i benzinai vuoti, il casello autostradale libero; quella volta tenni la mascherina anche in macchina per tutto il tragitto , non sapevo come comportarmi al pensiero che qualcuno potesse fermarci per chiederci dove stessimo andando nonostante avevo un pancia enorme e il fiato corto per i 18 chili in più, parcheggiammo in ospedale, prima fila e scendendo mi misi i guanti in lana, gli unici disponibili a casa visto che quelli in lattice erano scomparsi da tutti i supermercati della zona, guardai Willy ‘’amore non tossire e non soffiarti il naso che qui ci rimandano a casa’’, willy aveva la tosse persistente poiché soffre da anni ormai di reflusso che gli comporta questo, per cui non è nemmeno una tosse ‘’gestibile’’, mi portai dietro i documenti che attestavano che la sua tosse fosse per il reflusso e la mia cartella carica carica di analisi da controllare. Sala d’attesa, io lui e il pancione ‘’amore non taccare nulla, forse è meglio se non ci sediamo nemmeno, cavolo ho sete ma non voglio toccare i pulsanti delle macchinette e penso di soffocare se continuo a tenere su la mascherina’’. Fatta la visita tornammo a casa consapevoli che la volta successiva avremmo incontrato Leah Nayke. In quelle ultime tre settimane prima del 4 aprile uscì una sola volta, il 2 aprile, poiché durante la notte avevo avuto dei dolori e l’indomani andammo a camminare nella spiaggia sotto casa pensando di attivare il travaglio (sciocca io) ‘’Amore secondo me stanotte partorisco dopo questa passeggiata, le scale, il peperoncino...’’ Il 4 aprile mi svegliai alle 10:11 con la acque rotte ‘’Amore alzati devo andare a partorire’’ Mentre facevo la doccia il signorino faceva colazione con la macedonia di fragole, mele e kiwi. Quel giorno non potendo arrivare ad Udine perché non avevamo la sicurezza di trovare l a strada libera ci fermammo all’ospedale più vicino a 15 minuti da casa. Avevamo un foglio bianco in cui sopra Willy scrisse ‘’Non possiamo fermarci e abbassare il finestrino perché lei sta partorendo’’ (eventualmente fossimo incappati in posti di blocco) Partorire durante il lockdown significò percorrere tutto l’ospedale con le acque rotte e le contrazioni da sola ‘’Signora prego segua le indicazioni e vada in ginecologia’’ Ma dove cx.x.x fossero le indicazioni nemmeno lo sapevo Gira, sali, scendi, ascensore a destra, quello di sinistra era per i casi COVID, scendi, sali, destra,sinisra Telefono ‘’amore sono sola e non so nemmeno dove sono, non trovo il reparto e non c’è nessuno nei corridoi’’

Alla fine entrò Willy con la valigia e arrivammo al reparto, suono, citofono ‘’chi è’’ ‘’Guastella, dovrei partorire penso’’ ‘’Lei può entrare (ah grazie a dio pensai) il signore no, deve rimanere quà’’. Erano le 11 e ho rivisto Willy alle 17, dopo 6 ore di travaglio ‘’Signore le massaggi i piedi’’ (Guarda te sta scema che prima mi urla contro perché mia figlia non si sveglia nonostante le contrazioni e poi da ordini ?) Poco dopo accadde ciò che non avrei mai immaginato, pochi minuti che mi hanno segnata e cambiato per sempre nel profondo.



COSA SUCCEDE AL CERVELLO DI UNA DONNA QUANDO SENTE LE PAROLE ‘’SUBITO IN SALA OPERATORIA, NON C’è PIù TEMPO’’ ??

siamo in quel momento della vita che più che essere donna sei interamente e perdutamente mamma ma non hai ancora partorito, siamo in quel momento che sono passate 7 ore dalla rottura delle acque ma non hai ancora conosciuto tua figlia, siamo in quel momento dove sei sola in una camera con un monitor che più che BIPP non sa fare, sei sola in una camera a 150 metri dalle porte che ti separano dal tuo compagno che forse è l’unica persona che desidereresti avere accanto in quel momento, sei sola e basta perchè partorire ai tempi del COVID-19 significa esattamento questo: ESSERE SOLI, tu e il tuo cervello ovattato dentro i piensieri tuoi stessi!

Poi arriva il momento in cui la camera si riempie di infermieri,ostetriche, ginecologo ma tu vedi solamente il tuo compagno che viene a darti un bacio e con gli occhi sgranati ripete:’’ perchè il battito della bambina non compare più sul monitor?’’ é cosi che è iniziato tutto per noi , Willy che guarda il monitor, io che guardo lui e l’ostetrica che dice :’’ non c’è più tempo stiamo perdendo il battito della bimba, subito il sala operatoria, papà fuori immadiatamente , camice e antibiotico, catetere e cuffia subito , non c’è tempo avvertite il dottore !!’’

Ma io in tutto questo dov’ero ??

Ammetto di aver mantenuto la calma per la prima volta in 22 anni di vita perchè stavo per diventare mamma mica potevo piangere e farmi conoscere così da mia figlia ? Ma vi pare che il mio cervello stava ad assecondare i miei desideri ?? Ero già andata al di là di ogni fatto ed evenienza, io per me ero già morta con il solo pensiero, io per me avevo vissuto abbastanza per fare la cosa più bella di tutte ed ero pronta pure a dare la vita pur che riuscissero a salvare la bambina.

Ho visto Willy uscire e gli infermieri entrare , e poi tutto che è andato man mano sfocandosi e le gambe che non reggevano più i miei 63 chili, il cuore che non reggeva più la pietra che avevo sul petto .

In pochi minuti sei stirata su un tavolo freddo, l’ostetrica che cerca ancora il battito della bambina, il ginecologo che mi ha già cosparsa di betadine e l’anestesista ch quasi a volermi azzittire che mi mette la mascherina in faccia

SUBITO ANESTESIA TOTALE NON ABBIAMO PIù TEMPO PER L SPINALE

‘’ mi scusi dottore svengo anche senza anestesia’’ avrei voluto dirgli ma in realtà era già passata un’ora e mi stavo risvegliando dall’anestesia, e piangendo quasi come Nayke ho aperto gli occhi pieni di acqua e ho cercato le mani di chiunque mi si avvicinasse ,VOLEVO SOLO SAPERE SE ERO VIVA e soprattutto dove diamine fosse mia figlia che non vedevo.

La verità è che Willy mi ha tranquillizzata subito con una sua foto a due porta di distanza da me , stava bene e con gli occhioni blu stava aspettando la sua mamma .. STAVOLTA QUELLA AD ESSERE ARRIVATA IN RITARDO AL PRIMO APPUNTAMENTO ERO STATA IO .. Ho dormito altre due ore recitando il padre nostro e l’ave maria e stringendo la mano di Willy. Lui è stato la mia salvezza, i suoi occhi sono stati il mio porto sicuro nel momento più brutto di questi 22 anni.

Come un soldato che torna fiero dalla guerra con le sue ferite per la patria , io ho incontrato mia figlia alle 21 del 4 aprile con una ferita lunga quasi il doppio del solito perchè ‘’signora nell’urgenza è stato fatto il possibile, ringrazi di essere viva e di aver fatto una figlia così bella e sana’’ ,

si ccontinuerei a baciare i piedi di quesi santi dottori che da quella ferita che parte dal fianco sinistro e corre sul ventre hanno fatto nascere Nayke che solo due ore dopo è stata la cura a tutto, ha sanato la ferite al cuore e alla testa, ha riaggomitolato i pensieri più brutti e accantonati in un angolo che meritano ancora di essere elaborati per carità ma nel frattempo guardo Nayke dormire sul divano e sono grata alla vita per quanto amore possa portare una bambina nella vita di una donna, di un uomo , di una famiglia che per poco piu di 1 ora erano separati da una porta verdi e cattivi pensieri.

Credo sia lecito aver paura di morire ma ancora di più è la paura che se mai tu dovessi sopravvivere dovresti sopperire al dolore della perdita di tua figlia ed è per questo che tutte le mattine mi alzo e prendo mia figlia in braccio, la guardo , la bacio e LA VIZIO, perchè signori miei mia figlia è una leonessa e la sua forza di vivere va riconosciuta ed è per questo che Leah mia, ti meriti questo nome !



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